L’Ottocento è un secolo particolare. Per l’Italia è probabilmente un’epoca tra le più care, perché la nostra giovane nazione nacque proprio poco oltre la metà di quel secolo. Per questo, sono molte le grandi personalità che questo momento storico ci ha regalato, a vari livelli.
Ma sappiamo bene che i libri di storia hanno trattenuto, per la maggior parte, unicamente nomi maschili; così la nostra stessa memoria, seppur setacciata a dovere, rievocherà tanti grandi uomini, ma ben poche donne.
Oggi vorrei portarti a conoscere la contessa bergamasca Clara Maffei, e così dare luce al nome di una donna patriota che contribuì in maniera determinante alla vita culturale e politica del secondo Ottocento. Clara seppe portare la propria azione ben oltre le mura domestiche (unico perimetro di realizzazione per le donne dell’epoca!) – ponendosi come più che degna erede della contessa Paolina Secco Suardo.
Clara dei Carrara-Spinelli, giovane contessa bergamasca
Nel 1814, in uno dei palazzi di Bergamo Alta che affacciano sulla silenziosa via Arena, nacque Elena Chiara Maria Antonia, detta Clara, l’unica figlia del conte Giovanni Battista Carrara-Spinelli – casata nobiliare originaria di Clusone, in val Seriana.
La contessina, battezzata in Sant’Agata in Carmine, passò l’infanzia sotto il cielo bergamasco, per poi spostarsi a Verona, dove studiò, e stabilirsi infine a Milano, alla morte del padre.
Nella città meneghina conobbe un avvenente poeta più grande di lei, che sposò assumendone il cognome: Andrea Maffei. Questi, tuttavia, da lungo tempo consacrato alla vita mondana, pare non fosse solito riservare molte attenzioni alla giovane e discreta moglie.
Clara Maffei a Milano: perfetta salonnière
La prematura scomparsa della piccola figlia della coppia, Ottavia, turbò ulteriormente il precario rapporto tra Clara e Andrea.
Come spesso accade, però, dalle ceneri di una tragica circostanza può sbocciare vita nuova.
Infatti, il marito, nel tentativo di confortare la moglie, aprì le porte di casa Maffei ai colleghi poeti e
intellettuali più in voga del periodo. E Clara, appena ventenne, si scoprì d’un tratto «nata per
ricevere, per guidare una conversazione, per annientare abilmente, nel calore delle discussioni, gli
attriti» (R. Barbiera, Il salotto della contessa Maffei, Milano, Treves, ed. 1925).
Donna molto colta, dalla spiccata intelligenza e dal gusto raffinato, Clara accolse nel suo salotto i più significativi rappresentanti della cultura del suo tempo. E proprio la straordinaria lista di frequentatori del salotto della contessa, tra assidui e occasionali, permette di comprendere quanta finezza, arguzia e anticonformismo si respirasse nelle conversazioni di casa Maffei. Avvicinando e mescolando intelletti diversi tra loro, la contessa diede vita a un ambiente unico, e che si rivelò ben presto vitale per la società del suo tempo.
Pensa che un giovane ma già affermato Giuseppe Verdi, intimo amico della contessa, che lei riteneva “uomo ammirevole e completo”, poté conoscere i grandi letterati Arrigo Boito e Alessandro Manzoni – che Clara amava definire “sant’uomo” – grazie alla mediazione della giovane Maffei. Il celeberrimo romanziere francese Honoré de Balzac, invece, si professò fin da subito ipnotizzato dalla contessa, con la quale intessé un rapporto particolarissimo: «Avrei dato dieci anni della mia vita per essere amato da lei per tre mesi. [...] Nessuna (donna) aveva prodotto su di me un’impressione altrettanto viva, profonda, istantanea», scrisse.
Lo stesso Francesco Hayez, massimo esponente della pittura romantica, fu tra i primi e affezionati ospiti del salotto: ogni sera, concluso il lavoro nel suo studio d’arte, il maestro si avviava verso casa Maffei, dove lo attendevano conversazioni in grado di offrirgli numerosi spunti per le proprie opere.
Il salotto di Clara Maffei divenne luogo di incontro fondamentale anche per intellettuali europei di passaggio per il nostro Paese. Non mancarono di divenire ospiti della contessa personalità coinvolte in situazioni che diedero scandalo, all’epoca; fra tutti, è noto il caso del compositore ungherese Franz Liszt, in viaggio con l’amante Marie d’Agoult: i due aspettavano un bambino, e vennero per questo scansati da tutti gli aristocratici milanesi... tranne che dalla saggia contessa.
Il salotto di Clara Maffei si fa politico
Mentre il matrimonio con Andrea Maffei si avviava sempre più verso un triste epilogo – lo stesso affezionato Giuseppe Verdi testimoniò in sede del loro divorzio –, l’indole malinconica e profonda di Clara fece breccia nel cuore di un recente frequentatore del salotto: il letterato Carlo Tenca.
I due intrapresero una relazione sentimentale che li tenne uniti per tutta la vita; intanto, il salotto della contessa mutò progressivamente indirizzo: sia in senso letterale, perché la Maffei cambiò dimora, sia in senso metaforico, perché con l’influenza di Tenca le conversazioni assunsero un orientamento decisamente politico.
Ci collochiamo a un passo dalle celebri Cinque Giornate, periodo incandescente per la città di Milano, insofferente alla dominazione austriaca. La casa di Clara divenne fucina di idee patriottiche, che gli stessi futuri protagonisti delle insurrezioni si scambiavano animosamente, e che Clara moderava con intelligenza e con l’ormai proverbiale fine risolutezza.
Dai moti del 1848 al Risorgimento
I pensieri rivoluzionari allevati nel salotto della contessa assunsero forma concreta nel marzo del 1848: Cesare Correnti, Carlo Cattaneo, Emilio Morosini, Luciano Manara e tanti altri accesi patrioti, tutti passati per l’attivissimo salotto, legarono il proprio nome alla causa contro gli austriaci.
Quando esplosero le Cinque Giornate, nemmeno Clara rimase inerte: si prodigò in vario modo, promuovendo raccolte fondi e guidando le dame dell’aristocrazia nell’assistenza materiale e morale ai combattenti feriti.
In una delle sue numerosissime lettere, la contessa scrisse di sé: «Io volli almeno acquistare la completa indipendenza delle mie azioni e del mio vivere e potermi dire “io appartengo a me medesima, e solo io voglio essere giudice del mio operare”. E vinsi, almeno, la schiavitù delle cose convenzionali. È a duro prezzo ch'io acquistai tale libertà; pure è qualche cosa anch'essa quando non si vuole usarla che per bene».
Durante tutto il susseguirsi di accadimenti, il salotto della contessa rimase un punto nevralgico di confronti e dibattiti fra i protagonisti dei rivolgimenti dell’epoca: «A quel tempo, e fino al 1859, la società di casa Maffei si componeva di pochi, ai quali si potrebbe applicare il notissimo pochi ma buoni: tutti amici intimi e tutti patrioti, d'animo alto e vigoroso» (G. Visconti Venosta, Ricordi di gioventù. Cose viste o sapute. 1847-1860, Milano 1959), si scrisse.
Vinti i conflitti che portarono alla liberazione dal dominio austriaco, il corso degli eventi procedette spedito: il sentimento nazionale cresceva sempre di più, e il salotto di Clara Maffei rafforzò il proprio sostegno alla causa della guerra d’indipendenza.
Mentre alcuni tra i suoi compagni riuscirono a mettersi in fuga, vennero catturati o persero la vita, Clara, riuscendo a passare più inosservata, non smise di spendersi a sostegno della nascente Italia, accanto agli esponenti delle generazioni più giovani.
Come si concluse questa fetta di Storia è noto: il 18 marzo del 1861 nacque finalmente il Regno d’Italia, che tanto dovette a quel laboratorio di idee che, per decenni, era stato il salotto della contessa Maffei, animato da una donna tanto minuta nell’aspetto, quanto immensa nell’animo.
Le estati a Clusone e il “salotto d’autunno”
C’era un luogo particolarmente caro alla contessa, dove soleva trascorrere una quieta villeggiatura estiva tra la bellezza dell’altopiano della val Seriana. Proprio Clusone, radiosa terra d’origine della famiglia paterna di Clara, e in particolare il palazzo Carrara-Spinelli – che oggi puoi ritrovare nella via dedicata proprio a Clara Maffei –, furono il contesto idilliaco dove la contessa cercava distensione e riposo dalla sua intensa attività di mediatrice. Qui, inoltre, si impegnava in un'attività che amava da sempre, ovvero l'accoglienza e il sostegno ai più poveri.
Ma è difficile allentare ciò che è, letteralmente, parte di noi: Clara Maffei trovava linfa vitale nella compagnia delle persone a cui era affezionata, tanto che amava accogliere le più care anche nella sua dimora estiva, ripristinando il salotto milanese in una versione più intima, e che per questo venne definito “salotto d’autunno”.
Qui passò molto tempo il devoto amico Giuseppe Verdi, che pare abbia musicato l’Attila proprio tra il verde calmo di questi luoghi, e sempre qui venne ospitato sin da subito Carlo Tenca, a testimonianza dell’evidente complicità che s’instaurò ben presto tra lui e Clara.
I grandi slanci dell’Ottocento in mostra
Del salotto di Clara Maffei e dei suoi protagonisti si è scritto molto: quel piccolo mondo ha rappresentato uno spaccato importante della vita culturale e sociale dell’Ottocento, tra i grandi temi posti da arte, letteratura e musica, e le incalzanti tensioni politiche.
L’effervescente secolo che abbiamo ripercorso con la lente della contessa offrì nuovi eroi ai contemporanei, portando questi ultimi a sviluppare una sensibilità maggiore verso gli eroi tutti delle epopee più recenti. Una sensibilità che ha trovato naturale espressione nelle varie sfumature dell’arte del tempo.
Proprio questa atmosfera è stata in mostra all’Accademia Carrara nel 2023 con l’esposizione “Tutta in voi la luce mia. Pittura di Storia e Melodramma”, un viaggio nello stretto rapporto che l’Ottocento instaurò fra pittura, letteratura e musica, sull’onda della popolarità del nuovo genere del romanzo storico; con opere di Francesco Hayez e componimenti di Giuseppe Verdi, grandi amici di Clara, e protagonisti assoluti del racconto in mostra.
Io ti auguro un buon viaggio tra le piccole e grandi storie che hanno contribuito a dare forma alla nostra Storia: in particolare, puoi trovare quelle di altre eccezionali donne bergamasche in fondo all’articolo!
I luoghi di Clara Maffei
Salotto coniugi Maffei (Milano) | https://maps.app.goo.gl/odP1CFJrDqZQQykG6
Salotto Maffei-Tenca, attuale Palazzo Olivazzi (Milano) | https://maps.app.goo.gl/A3GdsR9ZRy8wsNwM6
Palazzo Spinelli-Carrara (Clusone) | https://maps.app.goo.gl/3qZ2uoGrbQrVS6A28
Bibliografia
R. Barbiera, Il salotto della contessa Maffei, Milano, Treves, ed. 1925
D. Pizzagalli, L'amica. Clara Maffei e il suo salotto nel Risorgimento, Milano, 2004
G. Visconti Venosta, Ricordi di gioventù. Cose viste o sapute. 1847-1860, Milano, 1959
Sitografia
https://www.divinamilano.it/clara-maffei-salonniere/#Le_parentesi_estive_di_Clusone https://www.giovannifighera.it/vacanze-letterarie-6-scoprendo-clusone-connubio-di-arte-e-cultura/#https://primabergamo.it/persone/contessa-clara-maffei-clusone-chiacchierava-verdico/https://it.wikipedia.org/wiki/Clara_Maffei
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