Ultimamente sono andata a curiosare in alcuni silenziosi negozi di Bergamo Alta, e ho avuto il piacere di chiacchierare con un paio di donne, custodi ciascuna di uno di questi mondi speciali.
Silvana Lucchetti, che ha raccolto l'eredità del papà Domenico e da decenni tiene aperte le porte della sua "Bottega Bergamo" in piazza Vecchia, mi ha introdotta al suo piccolo mondo fatto di carta, fotografia, memoria e vita quotidiana.
Questa volta, invece, ti accompagno a conoscere l'incredibile storia della Cartolibreria Cooperativa il Quartiere, che affaccia su via Gombito, con i racconti di Roberta Curti, presidentessa della Cartolibreria Cooperativa.
Ma vorrei partire già dalla fine, se me lo permetti: sai cosa mi hanno insegnato queste storie?
Che certe botteghe stanno alla città come i bambini stanno ai giardini: sono i negozi che fanno colore, creano comunità, interpretano i cambiamenti, costruiscono identità.
Spesso, diventano simboli. Anche di resistenza: resistono, appunto, in virtù di tutto questo, all’avanzata irrefrenabile di catene di negozi e b&b, ottimi per intercettare i turisti, ma che, come sia Silvana sia Roberta riconoscono, “non servono alla comunità”.
Una comunità, che invece, troverai tra queste righe, proprio dietro alle vetrine di questa bottega: ti auguro dunque un buon viaggio in questa nuova storia, che nasconde infatti il cuore autentico e sincero del quartiere Città Alta!
La Cartolibreria Cooperativa Il Quartiere di Roberta Curti
Pioviggina in un cupo e silenzioso martedì pomeriggio. Il borgo è deserto e io raggiungo la graziosa cartolibreria che è impossibile non notare in via Gombito. A osservarla bene, si nota come sia di fatto inglobata nella vicina chiesa di San Pancrazio, quasi a esserne una sezione.
Magici incastri che regala, come ogni piccolo borgo, Città Alta.
Dalle vetrine fanno capolino oggetti di vario tipo, dalla coloratissima cancelleria ai più deliziosi e particolari oggetti regalo. Entro e c’è un po’ di affollamento in quello spazio piccino, ma questo mi conforta, perché avverto una sensazione di vita, diversamente da quanto mi restituivano invece le strade mute.
Conosco così Roberta Curti, che gestisce la Cartolibreria Cooperativa Il Quartiere e che mi porta in un lungo viaggio nella storia di quest’attività particolarissima.
Inutile dire che, anche in questo caso, sarà ben presto evidente come non si tratti di un semplice negozio.
Il sogno di un gruppo di mamme del quartiere di Bergamo Alta
Roberta, mentre riavvolge il nastro di questa splendida storia, è un fiume in piena di entusiasmo. Mi racconta che il progetto della Cartolibreria Cooperativa, attività non a scopo di lucro, nacque nel giugno del 1974, “in una Città Alta molto diversa da quella che appare attualmente”, ovvero più ricca di famiglie che vi abitavano, ma che non possedeva per la sua comunità un servizio come libreria e cartolibreria.
Con poco denaro, tanto tempo e parecchio azzardo, un gruppo di mamme volontarie del quartiere si unì (“Le chiamavano le folli!” sorride Roberta) e aprì la prima “versione” dell’attività, ribattezzata sin da subito “Il Quartiere”. La sede di questo meraviglioso progetto è stata originariamente in passaggio della Torre di Adalberto, in piazza della Cittadella, dove venne fondata “La biblioteca dei ragazzi” che forniva un servizio di biblioteca per i bambini della scuola, per poi spostarsi sulla Corsarola, in una parte dei locali che ora ospitano la macelleria Fracassetti (“Era uno spazio piccolino, di circa 15 metri quadrati, senza magazzino, in cui le mamme volontarie sono rimaste fino al 1982: la chiamavano la ‘Comperativa’ perché, nelle giornate più desolate, compravano loro stesse i prodotti mettendo in cassa i soldi!”).
L’umanità che trasuda questa storia è emozionante. Roberta continua: quando, dopo un'importante ristrutturazione, in via Gombito si resero disponibili alcuni locali comunali (“Che negli anni ‘70 ospitavano, in parte, un fruttivendolo che chiamavano ‘il Bottegone’ e, in parte, forse un’oreficeria”), la Cartolibreria Cooperativa trovò la sua attuale collocazione.
Mi guardo intorno meglio: lo spazio attuale è molto piccolo, e pensare alle due botteghe precedenti, che si dividevano quei pochi metri quadrati, commuove non poco. Così come pensare al soprannome “Bottegone” assunto da una di loro!
La Cooperativa Il Quartiere e la comunità di Bergamo Alta
Approdate definitivamente in via Gombito, le mamme continuarono la loro opera, alternandosi nella conduzione dell’attività, spesso in compagnia dei loro bambini: alcune erano insegnanti, altre catechiste, altre volontarie alla Casa di ricovero di via Gleno. In ogni caso, tutte molto attive nel quartiere, il quale, dunque, trovava in questo negozio e nelle volontarie stesse un essenziale punto di riferimento. Con gli anni, si rese necessaria una figura fissa che gestisse l’attività, e nel 1987 venne assunta Roberta, che presiede oggi la Cartolibreria Cooperativa, dopo la scomparsa dello storico presidente.
Le domando quante di quelle storiche mamme frequentino ancora questo meraviglioso spazio, che è custode di un progetto ammirevole: due soltanto, che sono ormai delle nonne, e che continuano a dare una mano a Roberta come possono, mentre la preziosa attività che hanno fondato è ancora in piedi a dare il suo contributo alla città.
La gestione della cartolibreria mantiene ancora oggi una natura molto familiare (“I mariti delle volontarie vengono a imbiancare, tutti continuano a contribuire come possono, anche solo sostituendomi per un momento quando occorre che io faccia una commissione”) così come la stessa natura della cartolibreria è rimasta intatta.
Roberta, infatti, offre ancora oggi il suo appoggio alla comunità aiutando gli asili di Città Alta, le scuole e le loro biblioteche, l’oratorio Seminarino, la casa di riposo “Fondazione Carisma”, donando loro materiali didattici, giochi e libri. Una vocazione, questa, che in una Bergamo Alta sempre più povera di residenti, e dove le attività hanno come cliente principale il turista straniero, si rivolge non più solo al quartiere, ma agli angoli più bisognosi dell’intera città.
Nonostante i grandi cambiamenti che stanno investendo il cuore antico del capoluogo orobico, Roberta e le famiglie di Città Alta continuano a preservare una dimensione comunitaria, tanto che, pur vivendo ormai fuori, Roberta ha scelto che le figlie frequentassero le scuole del quartiere. La Cooperativa, infatti, è ancora cuore pulsante del quartiere: fa parte della Rete Sociale di Città Alta, porta avanti attività e progetti insieme allo Spazio Non Solo Compiti del Circolino, anch’esso Cooperativa Sociale, e dà sempre una mano alle famiglie, ad esempio, facendo da tramite con le attività più lontane e non immediatamente disponibili nel borgo.
Insieme ad alcuni gruppi di genitori, Roberta è sempre in prima linea per aiutare le scuole, anche con lavori di pura manovalanza come la ridipintura dei saloni scolastici, sempre entusiasta e disponibile nonostante gli impegni della vita di tutti i giorni: esempi di operosità che la realtà bergamasca continua a offrire e che nella società attuale, sempre più individualista, lascia testimonianze sempre più rare.
Qual è l'anima di Bergamo Alta?
In una città che vede il maggior elemento distintivo nelle sue strade invase da milioni di turisti, che affaticano una realtà già molto fragile, c’è una comunità che silenziosamente tiene banco. Per la sua città, perché non svanisca quella trama invisibile che è la “città degli uomini”, ovvero l’anima stessa della città, la comunità.
Un giorno leggevo, a tale proposito, una riflessione dell’archeologo Salvatore Settis: “Proviamo a pensare che la città abbia un corpo (fatto di mura, di edifici, di piazze e di strade) ma anche un'anima. E che l'anima non siano solo i suoi abitanti, donne e uomini, ma anche una viva tessitura di racconti e di storie, di memorie e principi, di linguaggi e desideri, di istituzioni e progetti, che ne hanno determinato la forma attuale e che guideranno il suo sviluppo futuro. Una città senz'anima, di sole mura, sarebbe morto peso e funebre scenario”.
Con Roberta ragioniamo infatti attorno a tante questioni, tra cui, inevitabilmente, anche lo svuotamento della città, che sembra stia venendo consegnata, un pezzo alla volta, al mercato turistico. Mentre saluto Roberta, avverto tutte le sensazioni che mi ha lasciato la nostra chiacchierata, insieme alle tante riflessioni aperte. Mi accompagneranno per un bel po'.
Prima di riconsegnarmi alla pioggia delle strade, do un ultimo sguardo alle vetrine invitanti, che vibrano di colori: penso che sarebbe bello se, ogni tanto, si scegliessero proprio luoghi del genere per acquistare materiali di cancelleria o regali per i nostri cari... per provare ad essere di aiuto anche noi, a modo nostro, a una comunità così preziosa.
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